Otoño con una esquina roja

Foto R.Puig
Otoño
.
Otoño manso, yo mismo me venzo
y cedo a tus aguas hasta beberme el cielo,
fuga suave de árboles y abismos.
.
Áspera es la pena del nacer
que a ti unido me halla;
y en ti me duelo y sano:
.
pobre cosa caída
que la tierra recoge.

Hasta beberme el cielo. Foto R.Puig
Autunno
.
Autunno mansueto, io mi posseggo
e piego alle tue acque a bermi il cielo,
fuga soave d’alberi e d’abissi.
.
Aspra pena del nascere
mi trova a te congiunto;
e in te mi schianto e risano:
.
povera cosa caduta
che la terra raccoglie.
.
Salvatore Quasimodo. “Oboe sumergido” (Óboe sommerso, 1930-1932),Tutte le poesie, intr. Gilberto Finzi. Milano, Mondadori Ed, 1960, p.67 (la traducción es mía).

Otoño manso. Foto R. Puig
Ayer se celebraba el Día de Difuntos en Suecia.
La tarde se retiraba lentamente tras un día luminoso. En tales días el sol arde en los ventanales de Vasastan y se retira renuente de los miles de lápidas del camposanto. La afluencia al inmenso cementerio de Kvibergs en Gotemburgo -uno de los más grandes de Europa con sus 130 hectáreas- era grande.

Pobre cosa caída… Foto R. Puig
Raras son las cruces en la cabecera de sus tumbas, excepto

Pobre cosa caída que la tierra recoge. Foto R. Puig
en una en la que, por toda memoria, hay dos tablas cruzadas.
También hay enterrados 377 soldados alemanes muertos en aguas o tierras de Suecia en las dos guerras mundiales

Memorial de los soldados alemanes. Cementerio de Kvibergs. Gotemburgo. Foto R.Puig
agrupados de dos en dos, en el memorial hay una referencia a un versículo del evangelio según San Juan (JOH 15,13) :
Nadie tiene mayor amor que quien da la vida por sus amigos

Áspera es la pena del nacer. Foto R. Puig
No lejos yacen 144 soldados de la Commonwealth, 68 muertos en la batalla de Jutlandia en 1916 y 46 en la Segunda, principalmente en enfrentamientos aéreos.

Tumbas de soldados británicos. Cementerio de Kvibergs. Gotemburgo. Foto vastarvsbloggen.se
Che strana la scelta di «Autunno»di Salvatore Quasimodo, poeta e premio Nobel, praticamente dimenticato in patria. Conosco il figlio Alessandro, attore e regista.
La tua traduzione mi sembra precisa ho qualche dubbio su:
«yo mismo me venzo»
In uno dei miei post (2014) finiva io con tre famosi versi di questo poeta che mi colpisce da molti anni con il suo acuto classicismo, raffinato ed ermetico :
https://ensondeluz.com/2014/11/02/de-repente-la-noche/
Torno a Quasimodo spesso, anche perché lo scoprì dalla mano di mio fratello maggiorenne, in quei anni tra il 59 e il 62, col quale mi univa molto la passione per la letteratura, e in particolare per la poesia.
Per quanto alla scelta di «me venzo» (preferito a «me poseo» o «me domino») non è soltanto per il ritmo dei due primi versi in italiano e l’incisività del «posseggo» di Quasimodo, ma perché il possedersi implica il vincere se stesso. Volevo anche accentuare la opposizione tra «posseggo» e «piego».
In ogni modo, la traduzione di poesia è sempre una scelta tra le opzioni e i gradi di bellezza che la ambiguità del linguaggio poetico presenta sempre, senza lasciarsi portare dal significato letterale e cercando di trasporre alla propria lingua i dinamismi dell’originale.
Quasimodo è un cesellatore del verso e un maestro delle variazioni, le progressioni e le riconduzioni del ritmo interno ed esterno del poema. Bisogna tradurlo con umiltà e con molti dubbi tra i tanti sensi possibili.
Mi hai convinta, la traduzione ha una bella cadenza e suona bene.
Nel tema del » dia del los difuntos» appena passato, ricordo di aver visitato la tomba di Salvatore Quasimodo nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano
«Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera»